venerdì 23 dicembre 2016

Dopo il ministro Poletti anche ilfiglio finisce nella bufera

Dopo il ministro Poletti anche ilfiglio finisce nella bufera mediatica e dei social network. Manuel Poletti ha presentato un esposto ai carabinieri per aver persino ricevuto minacce di morte! Come già nel caso della Boldrini emerge ancora una volta un uso distorto evigliacco dei social network, dove spesso i post ed i commenti sono non solo infuocati ma anche inutilmente voglari ed anche violenti.Spesso coloro che scrivono pensano di potersi nascondere dietro stupidi quanto inutili nickname che, volendo, potrebbero in ogni caso essere smascherati anche con l'individuazione degli IP di provenienza dei messaggi dalla polizia postale.

Se da un lato la libertà di opinione e di un uso senza restrizioni o controlli particolari della rete è auspicabile continuino a sussistere, è altrettanto vero che dovrebbero forse esserci quantomeno forme di moderazione indotte dal senso di educazione di ciascuno. E se ci si imbatte in commenti riprovevoli la moderazione puó anche semplicemente consistere nell'ignorare prima e bloccare poi il commentatore volgare, violento o anche solo maleducato, la cui voce finirà prima o poi per estinguersi almeno nel mondo degli internauti; non serve controbattere o altro, sarebbe come gettare benzina sul fuoco.

L'abnorme reazione innescata dalle parole di Poletti che, come tutte le verità  è una medaglia a due
facce, ha finito per toccare anche il figlio Manuel. Se è ben vero che con le sue parole il ministro non ha afffermato che tutti gli espatriati è bene che se ne siano andati fuori dai piedi, il tono ed il pressapochismo usati nel suo commento non sono anzitutto consoni ad un ministro della Repubblica cui incombe l'obbligo di rappresentare e difendere tutti gli Italiani, sia che vivano e lavorino sul territorio nazionale o piuttosto siano per qualsivoglia ragione andati a lavorare all'estero.

Quanto alla vicenda del figlio in sè,questa ha scatenato le ire - sicuramente esagerate e riprovevoli laddove sono sfociate in insulti volgari o peggio ancora in minacce - di coloro che ancora una volta hanno toccato con mano il sempre possibile nepotismo di certi politici ed il malcostume,titpico soprattutto della sinistra italiana,di usare il potere per vivere ed arricchirsi coi soldi pubblici (quindi di tutti i cittaèini).

Nella cultura in modo specifico, e di questo stiamo parlando, gli esponenti della sinistra hanno sempre favorito la distribuzione a pioggia finanziamenti e sussidi a soggetti privati, associazioni , cooperative ed altri enti che erano e sono chiara espressione del loro pensiero politico.

Lo hanno fatto in modo massiccio con la stampa, il teatro, con il cinema, la televisione ecc. Non è un caso che anche in occasione del recente referendum cantanti ed attori, giullari di corte vari,si siano schierati in larga maggioranza a favore delle posizioni governative,ossia del Partito Democratico . Salvo rarissmi casi la cultura non di sinistra in Italia non ha beneficiato invece di alcun sussidio statale.

Manuel Poletti afferma di di aver ricevuto legittimamente dei finanziamenti e probabilmente sotto il profilo formale è cosi ma sappiamo tutti come funzionano gli apparati della burocrazia pubblica italiana, chi vi operi e quanto siano influenzabili da chi ha in mano il potere in un dato momento,nella nazione o in una regione o altra entità locale. Non si possono neppure negare infine norme e regolamenti sui finanz amenti e sussidi pubblici,spesso fatti ad hoc per calzare a pennello su determinate realtà che si intende supportare.

Biasimo senza riserve quindi per certi eccessi ma che servano comunque di monito a chi sta al potere perché comprendano che la situazione del paese rischia di divenire esplosiva. Non a caso sono stati in massima parte i giovani poi a dire NO alle proposte referendarie di chi, come l'ex premier Renzi, faceva vanto anzitutto della sua baldanzosa giovinezza rispetto alle cariatidi del potere cui è da sempre abituata l'Italia.

Degno di menzione quanto riportato da Il Fatto Quotidiano nell'intervista a Manuel Poletti che si consiglia di leggere in particolare laddove dice:
Forse dalla Romagna, fra coop rosse e il partito, non si è costretti a emigrare.Qui c’è un sistema economico che può aiutare, anche aziende editoriali meritevoli come la nostra.



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