mercoledì 21 dicembre 2016

Legge elettorale mobile. Ha senso continuare ad adattare la legge secondo i desideri dei partiti?

In Italia diversamente da altri paesi quali gli Stati Uniti dove il sistema elettorale è disciplinato sia per le due camere (Congresso e Senato) che per il presidente è regolamentato in modo dettagliato nella Costituzione, le leggi elettorali italiane hanno subito alterne vicende e continue modifiche per adattarle a vere o presunte modifiche della struttura partitica.

Tale attitudine che ancor oggi emerge dopo l'approvazione a colpi di fiducia dell'Italicum da parte della maggioranza parlamentare che sosteneva il governo Renzi, ed oggi sostiene il suo clone Gentiloni, antepone di fatto gli interessi dei partiti a quello dei singoli elettori.

A norma dell'art. 49 della Costituzione va rammentato che:
Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.

Vanno anche rammentati i diversi referendum propossi negli anni per la modifica del sistema elettorale, ad esempio da Mario Segni  che lanció il "Manifesto dei 31" di cui facevano parte esponenti non solo politici ma anche dell'economia, della cultura e del sindacalismo, successivamente sviluppatosi nel "Movimento per la Riforma Elettorale" cui aderirono circa 130 personalità (fonte: Wikipedia - Storia del movimento per l'introduzione del sistema elettorale maggioritario in Italia); alla raccolta delle firme partecipó, seppure con delle distinzioni di obiettivo, anche Marco Pannella con il Partito Radicale. I quesiti referendari furono ammessi solo parzialmente dalla Corte Costituzionale e si votó con esito positivo per la riduzione delle preferenze da tre a una nell'elezione dei Deputati.

É interessante la rilettura di questo come di altri quesiti referendari che, anche se complessi e talvolta di interpretazione difficoltosa, fanno riferimento puntuale alle norme oggetto di modifica che vengono anche riportate testualmente. Al contrario il quesito che è stato sottoposto al voto lo scorso 4 dicembre è stato confezionato in modo molto "commerciale" nel senso che le finalità sono state sintetizzate in slogan promozionali quali la riduzione del numero di senatori, la riduzione dei costi che non hanno comunque raggiunto la finalità dei promotori che hanno  perso con un NO del 60%.

Abbandonata di fatto l'idea oggi di andare al voto con l'Italicum, peraltro votato solo per la Camera dei Deputati nella presunzione che il referendum di modifica della formazione del Senato sarebbe passato, l'ex premier Renzi ha riportato in auge il Mattarellum (ai tempi soprannominata anche "Minotauro" dal nome dell'esere mostruoso della mitologia greca) ossia la legge elettorale che prese il nome da Sergio Mattarella, attuale Presidente della Repubblica, emanata a seguito dell'esito referendario del 1993 a proposito del quale giova ricordare un commento di Marco Pannella che la considerava un tra dimento del risultato referendario: 
"il mantenimento del 25% di quota proporzionale, il meccanismo dello scorporo che obbliga ciascun candidato dei collegi uninominali a collegarsi con liste di partito, i contrassegni partitici che riempiono le schede elettorali, gli elettori spinti a votare più per i simboli che per le persone, vanificano lo scopo del referendum"
Ma cosa prevede i Mattarellumdi cui tanto si parla e con il quale il PD per bocca del suo segretario Renzi che Salvini per la Lega e Meloni per Fratell' d'Italia vorrebbero andare presto al voto, forse già nella prossima primavera e magari anche senza dover necessariamente attendere il pronunciamento della Consulta  preannunciato per il 24 gennaio 2017:
  • maggioritario a turno unico per la ripartizione del 75% dei seggi parlamentari;
  • recupero proporzionale dei più votati non eletti per il Senato attraverso un meccanismo di calcolo denominato "scorporo" per il rimanente 25% dei seggi assegnati al Senato;
  • proporzionale con liste bloccate per il rimanente 25% dei seggi assegnati alla Camera;
  • sbarramento del 4% alla Camera.
Silvio Berlusconi al contrario sta manifestando la sua contrarietà alla reintroduzione tout-court del Mattarellum, afferma che la riforma elettorale debba essere fatta con una tempistica meno pressante ed in modo che tenga conto dell'evoluzione dell'assetto partitico che da bipolarista oggi, con un notevole frazionamento, presenta almeno tre possibili grossi livelli aggregativi: PD, M5S e l'eventuale coalizione - tutta da discutere viste le differenti posizioni ad esempio sulle primarie per la definizione di un candidato premier - tra FI, FdI e LN.

Ed eccoci quidi alla domanda sulla legittimità di un continuo cambio della legge elettorale che non puó e non deve essere adattata ai desideri ed alle attese di voto dei partiti. Ritornando infatti alla Costituzione è di tutta evidenza come la sovranità appartenga al popolo e non ai partiti che ne sono una semplice espressione aggregativa, assolutamente mutevole nel tempo. Altrettanto evidente quindi l'assoluta inaccettabilità di talune motivazioni partitiche attuali e per contro l'obbligo che il Parlamento, indipendentemente dalle tempistiche e dalle espressioni di parere della Corte Costituzionale, in adempimento al mandato popolare ed in parcicolare senza un nuovo abuso del voto di fiducia che dovrebbe essere normativamente vietato per tale tipologia di legge, provveda in tempi rapidi a licenziare una legge per le nuove elezioni che sia stabile nel tempo e al disopra dei semplici interessi partitici.


In conclusione è appena il caso di notare come oggi manchino correnti di pensiero che, come avvenuto in passato, assumano le iniziative costituzionalmente statuite per avere finalmente una legge che riassegni al popolo, magari con l'introduzione di una repubblica presidenziale, la sua effettiva sovranità da esprimersi con elezioni in cui poter designare persone nelle quali ciascun cittadino possa riporre la propria fiducia per essere validamente rappresentato nel governo del paese.



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